Visita al MuSABA, la Cappella Sistina di Calabria

Visita al museo a cielo aperto nato dal genio di due artisti straordinari, il compianto Nik Spatari e sua moglie, Hiske Maas
Mammola Musaba 3 (foto Luca Oliva)

© Regione Calabria

Arte e Cultura

15 feb 2024 15:51

Esiste un luogo sospeso tra realtà e immaginazione, arte contemporanea e natura.

Un luogo che si annuncia da sé e non passa inosservato per la vivacità dei colori e delle forme che campeggiano al margine della strada statale che porta a Mammola, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria già famoso per la tradizione gastronomica del pesce stocco.

Questo luogo è il MuSABA, acronimo che sta per parco Museo Santa Barbara e indica il suggestivo museo a cielo aperto nato negli anni ‘60 dal genio di due artisti straordinari, il compianto Nik Spatari e sua moglie, Hiske Maas.  

Una storia d’amore e d’arte chiamata MuSABA

L’incontro tra l’artista Nik Spatari e sua moglie Hiske Maas con la terra calabra è stato amore a prima vista.

È il 1969 quando i due creativi, già noti sulla scena dell’avanguardia internazionale per le frequentazioni con personalità del calibro di Le Corbusier, che lo iniziò al Primitivismo, Jean Cocteau, Pablo Picasso e Max Ernst, arrivano su un’anonima collinetta della Calabria ionica per non lasciarla più.

Stregati dall’atmosfera unica del posto, che all’epoca coniugava i ruderi abbandonati dell’antico Monastero di Santa Barbara (IV secolo a.C.) alla macchia mediterranea affacciata sul Mar Ionio, decidono di fermarsi a tempo indeterminato e intraprendere un’avventura unica nel sud Italia, che tuttora stupisce i visitatori e gli artisti provenienti da tutto il mondo.

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Da allora, quel lembo di terra sarà un vero e proprio centro di sperimentazione di linguaggi, materiali e forme dell’arte contemporanea, trasformandosi in uno dei più bei musei en plein air del sud Italia e in un’esperienza immersiva unica nel suo genere.

Visitare il MuSABA significa compiere un percorso ricco di emozioni e bellezza, che unisce in modo armonico scultura, pittura, arti musive e ogni altra forma espressiva nella quale l’artista Nik Spatari ha inteso cimentarsi nella sua lunga e prolifica carriera.

Uno spazio ai limiti dell’utopia, senza precedenti in Calabria per l’epoca che lo vide nascere e svilupparsi, tuttora unico e in continuo arricchimento, come un organismo vivo che a partire dall’opera del creatore diventa una creatura indipendente.

Un museo-laboratorio che trova il suo baricentro nella filiforme Ombra della sera (2006), la gigantesca figura umana, alta 15 metri, che dal centro del chiostro della foresteria dà il benvenuto ai visitatori. Si passa poi per il Concetto universale (1983), l’opera più imponente del Parco Museo Santa Barbara, che ne è simbolo per eccellenza.

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Il sogno di Giobbe, ovvero la Cappella Sistina della Calabria

Accostata per magnificenza alla Cappella Sistina, una Sistina assolutamente contemporanea e destabilizzante, l’opera intitolata Il sogno di Giobbe rappresenta forse la massima espressione spirituale di Spatari.

Un sogno lungo 14 metri, largo 6 e alto 9, che si dispiega coi suoi colori accesi su tutta la volta di quello che era l’abside dell’ex Monastero di Santa Barbara, nel quale confluiscono scene bibliche, oniriche e ossessive, che l’artista rielabora direttamente a partire dal proprio subconscio e dal ricordo di vecchi fascicoli di una Bibbia illustrata da Gustavo Doré.

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Giobbe, l’uomo abbandonato da Dio e ossessionato dal doppio – il gemello, le due mogli, le due terre – sogna e crea, a partire dal proprio sogno, quest’opera straordinaria che chiude il cerchio di un percorso denso di emozioni all’interno del MuSABA.

Oltre l’area del parco-museo il centro storico di Mammola, incastonato alle pendici del Parco Nazionale d’Aspromonte, offre la bellezza di antichi edifici e chiese, come la Chiesa Matrice del XII secolo, a tre navate, la cinquecentesca Chiesa della SS. Annunziata, quella della Madonna del Carmine e di San Filippo Neri (XVI secolo). Poco distante dall’abitato, il Santuario di San Nicodemo dedicato all’abate basiliano che qui visse nel X secolo.

 

Come concludere in bellezza? Con un pasto a base del piatto tipico locale, il famoso Stocco di Mammola, declinato in mille varianti.

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